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Dieci anni dopo la scomparsa della figlia, Forest torna sull'evento che ha segnato per sempre, e irrimediabilmente, la sua vita. Non più un romanzo, ma un saggio che trascende la morte di Pauline e si interroga sul significato della malattia, del dolore, dell'inconcepibile scandalo rappresentato dalla morte di un bambino. Durante la malattia della piccola Pauline, durata sedici mesi, Philippe e la moglie hanno trascorso le loro giornate e le loro notti in vari istituti ospedalieri: questa esperienza ha fornito allo scrittore lo spunto per interrogarsi sul ruolo degli ospedali, sul tabù della morte nella nostra società e sulla funzione apparentemente terapeutica della letteratura. In questo saggio lineare, veloce, a tratti commovente, razionale e doloroso, ancora una volta Forest parla di ciò che non si può dire, di ciò che la religione, la scienza e la psicologia tentano di far dimenticare.